Il bambino in bicicletta che ti passa presto accantoha lo sguardo intento e vivo ondeggiante in quell’incantoch’è sospendersi dal suolo senza peso su due ruotecon il vento che bilancia e comanda il cammino.Guardi un poco sulla destra, impari il ritmo senza vocedel fratello di anni in corsa verso il canto di cicaleche nel sole e controluce lasciano il segno di una spada,sibilare sottovoce le parole di un mistero senza nome.Mentre passa tempo e vita tra le ruote di un destinoche natura e caso inerte ti permette di guardare,tieni in fondo agli occhi presti il pianto seccoche permane senza esistere nella strana carrozzella.Fosse ammesso a questa vita di lasciare la tua sella,fresco in prati e ombreggiar di pini,potresti un giorno dire al padre la parola che si aspetta.Il suo suono singolare: “Padre mio non stare in penaperché quando tutto tace, il tuo figlio sembra inerte,ma conosce che ti piace pensare il tempo di mia vitararo eterno di quel mondo, che un giorno passeggiandohai sorpreso in altra forma: quella che non t’ho mai dato,ma il futuro circospetto m’ha serbato solo il gridoche ha te sembra senza scopo ma è amore infinitoper chi spinge le mie ruote alla fine della stradache non è a mia portata né si adatta alla sorpresadi sapermi sottomesso alla vita e al movimento.Ora, padre, pensa a me ancora come al figlio senza insegnadi un futuro poco attento allo spasmo, alla mia vita.La gioia d’esistere è sempre infinita.