Ho scoperto il blog di
alphaville e vorrei segnalarlo a quanti siano interessati a scoprire nuovi modi di comunicare ed "essere comunicati".
La sensazione che si ha inciampando nel suo blog e' quella di essere
finiti in una mostra allucinatoria dove dipinti, fotogrammi, epoche si
rincorrano in una dimensione in cui il significato sembra sembra essere
definito dal principio di Ejsenstein circa il montaggio. La
giustapposizione di elementi, la ripetizione di segni nascosti
costruisce un significato che prima le singole immagini non avevano.
Questo blog e' insieme una storia artistica (in senso ampio: storia
dell'espressione artistica occidentale) e un commento ad essa. Le
parole sono meno importanti e sono quasi schiacciate dalla presenza
delle immagini, ognuna con una dimensione diversa e ognuna con una sua
segreta attinenza alle altre. In fondo, questo blog e' un
cortometraggio e mi sembra tanto vicino al mio modo di fare
cortometraggi che ne sono rimasta molto colpita.
Ogni volta che scorrerete le immagini ne scoprirete di nuove, a seconda
della linea che la vostra mente seguira' tra le trame che si
interconnettono. Quasi magico questo apparire di nuove forme,
s'intromette nella vostra mente e vi immette un senso subliminale.
Misterioso nuovo blogger, arcano e qualche volta minaccioso nel potere
comunicativo che lancia contro lo spettatore come una manciata di dadi.
La prima citta' immaginata
Mi hanno detto che sono un po' pigra coi post, allora mi do da
fare: [chi non riesce a starmi dietro, semplicemente selezioni quello
che gli interessa di piu'. non vi obbligo a leggere tutto! ...Un
momento: vi posso obbligare? C'e' possibilita' d'obbligo bel blog? No?
Istituiro' allora l'obblog]
Ho istituito una nuova rubrica dove penso di raccontarvi le citta' che
non ho mai visto ma di cui ho sentito parlare (sicuramente quanto voi,
ma forse non piu' di voi)
La prima e' questa (ma non vi dico subito quale sia... eheheh...
"E' un enorme metropoli moderna in una terra disperata. E' arrampicata
coscienziosamente sulla montagna e le strade sono numerate.
La città ha due lati, come la luna. Uno, quello che si vede, sotto la
luce del sole e della luna, ed è la parte che tutti possono vedere, la
parte che esiste. Poi c’è l’altro lato, dietro alla montagna, il lato
sempre in ombra, col sole e con la luna. Quel lato è l’altro lato, dove
stanno tutte le persone che si sono perse o che non sanno di esistere.
Dall’altro lato della sua città ci sono le persone che non si possono
vedere e stanno sempre zitte per non farsi scoprire. Si muovono
lentamente e parlano solo a gesti. Fanno tante cose, fanno figli, fanno
case, fanno i conti con la vita, ma nessuna di queste cose esiste.
Invece le persone dal lato luminoso della montagna si muovono a ritmo
sostenuto e intelligente, ridono della morte e della vita. I giovani
sono fatti di forza e passione. Il mare è lontano dalla città ma tutti
hanno l’occhio verso le immensità, perdono l’immaginazione oltre alle
montagne, inventano il loro passato con la precisione mitologica dei
popoli di mare. Il popolo da cui viene lui sa sognare in un modo in cui
la gente di lei non sa fare. E sa essere realista e osservatore in un
modo sconosciuto al popolo di lei. La cultura di lui sa costruire
storie vere tutte inventate, sa collocare la fantasia nella vita di
tutti i giorni e sa mangiare quello che è rimasto nel piatto degli
altri. Sanno stringersi la mano senza abbassare lo sguardo e senza
essere costretti a sorridere. E sanno distinguere se stessi dai
desideri degli altri. Quando piove, non usano l’ombrello perché sanno
che la pioggia finirà e che sarà il sole ad asciugarli. Quando piangono
non si coprono gli occhi e lasciano che il vento asciughi le loro
lacrime. Se qualcuno muore se lo dicono guardandosi in faccia e non si
vergognano di tenere le mani ferme lungo i fianchi. Stanno dritti
contro il cielo e sentono la terra sotto i piedi, anche attraverso le
scarpe e quando si abbottonano la camicia, lasciano sempre il primo
bottone slacciato. Chi è nato in quella città una volta può nascervi
tante altre volte, e ricordare sempre tutto. Se un bambino corre lo
guardano sorridendo e non lavano subito via il sangue dalle strade. "