Quand'e' che una cosa cessa di essere strana? E quando un comportamento
non e' piu' inusuale? Dopo averlo visto in altri per la seconda volta?
Per la terza volta? Continuo ad incontrare uomini che dichiarano di
avere teorie particolari, di avere comportamenti inusuali (strani, direte voi), no, non strani... come dire... originali. Di fronte a questa premessa, mi accingo curiosa all'ascolto.
La straordinarieta' comportamentale di cui parlano e' l'avere
un'amante. Forse sono stata troppo succinta: il loro giro di parole e'
certamente piu' lungo, e include specificazioni quali (tutte insieme o
solo alcune per individuo):
1. Non sono uno che fa casini: non lo dico alla mia ragazza
2. Lo faccio sempre e da sempre, non sono scappatelle da terza eta' le mie, anche se la mia ragazza non l'ha mai saputo
3. Ho una dimensione morale anticonvenzionale, anche se la mia ragazza non lo sa
4. Ho dei bisogni esistenziali a cui sarebbe troppo facile voltare le
spalle dicendo "io ho una fidanzata": con coraggio le affronto
5. Sono un artista, e un artista ha bisogno di esperienze coinvolgenti. Questo la mia ragazza non lo puo' capire
6. La mia ragazza rappresenta la stabilita' e l'infinito, perche'
l'amore che le porto non e' paragonabile a quello che provo per altre
donne, non la lascero' mai per questo ma altre donne mi danno emozioni
intense
7. Ogni tanto sento che la vita mi mette alla prova e accetto la sfida
8. Questa societa' ci ha insegnato che pulsioni naturali sono
religiosamente esecrabili: ma io non sono religioso, io ho coraggio.
Tutte le opzioni presentate mi sembrano riassumersi in una sola questione centrale: nessuna puo' essere come la mamma.
La parabola d'amore piu' breve del mondo
Lui si avvicina a me, mi guarda e sorride. Mi chiede se ho da accendere.
Ora sono ancora sola, ma non ho piu' l'accendino.
Egoisti: stitichezza elettronica
Ecco per la vostra gioia nella categoria "Egoisti" un nuovo ritratto.
La tipologia e' vecchia dunque scusate la mia intempestivita'.
L'Egoista telematico si presenta sotto diverse forme ma tutte
riconducono alla stessa tipologia di egoista. Narcisista, logorroico,
tende a muoversi goffamente con gesti bruschi e a non guardare negli
occhi. Di solito sono persone di medio successo, eminenze grige della
cultura o della politica, orgogliosi dell'incarico che hanno quanto
potrebbe esserlo la loro madre.
Ti subissa di parole de visu, scherza e fa battute, ha una cultura
raccogliticcia buona nei salotti e nelle riunioni politiche, parla di
Marx come "autore che un tempo ho amato" o "autore che ho studiato a
lungo all'Universita'" e cita frasi a memoria da Wilde, da Schiller e
da altri autori che non ricorda nemmeno piu' di aver memorizzato e fa
passare loro frasi per sue invenzioni.
Se gli scrivi un'email le opzioni sono le seguenti:
1. non risponde affatto, ma quando ti vede si mostra ancora piu' loquace del solito con te e ti dice che ti ha pensato
2. ti risponde a monogrammi (firmandosi anche con un monogramma)
3. ti risponde dopo un mese mandandoti (insieme ad altri 500 "amici") il link al suo ultimo articolo elettronico
4. consegna il tuo indirizzo email nelle mani di ditte che mandano catene di email con "eventi" culturali
La stitichezza elettronica e' un male diffuso ma e' anche il modo piu'
diretto che questi egoisti hanno per comunicare la profondita' della
loro anima.
Un uomo mi fa il filo. Telefonate. Cene. Visite.
Viene a una cena da me. La settimana dopo gli chiedo se vuole venire al
ristorante con me e degli amici. Mi chiede "Viene anche Roberta, la tua
amica che era alla festa?"
Cos'e' un numero di telefono
Pascoli diceva che il telefono è uno strumento infernale: invece di
avvicinare le persone le allontana. Il problema del telefono è che
proprio quando ci dà la sensazione di avere la persona tanto vicina da
poterne sentire la voce, questa è invece lontana e per questo ci
procura più frustrazione che piacere.
Tante cose sono cambiate dal tempo di Pascoli e il telefono è diventato
tante cose, ha riempito le nostre vite, è diventato uno strumento di
comunicazione più simbolica che reale. Pascoli aveva ragione: non
avvicina. Il telefono, infatti può essere tante cose, in
particolare il proprio numero di telefono, una volta che viene
dato a qualcun altro, può diventare simbolo di tante cose.
Io, proprio come voi, ho dato il mio numero a tante persone e queste
sono le forme che il mio telefono ha preso nelle tasche altrui
1. Il mio numero è diventato una calda certezza, la paperella colorata
che ci si mette da bambini per scongiurare il peggio quando si entra
nelle acque perigliose, che ci piace proprio perché piace a nostra
madre. Qualcuno ha chiesto il mio numero di telefono sebbene si
trovasse in una relazione, più o meno importante, con un’altra donna
per sentirsi al sicuro dall’eventuale delusione che quella donna gli
procurerà. Implicitamente, non chiamandomi subito, dopo avermi chiesto
il numero, quest’uomo mi ha rivelato un suo segreto profondo: le donne
lo deludono, e anche io lo deluderò, lui spera solo che ciò accada il
più tardi possibile.
2. Il mio numero è stato la pietra della pietà, il simbolo di
acquiescenza di una conversazione andata troppo per le lunghe, in cui
ci siamo riconosciuti esseri simili e però forse lui teme che io mi
offenda se non mi chiede il numero. Così me lo chiede, ma non vuole
effettivamente chiamarmi. Così io gli dettato i numeri della pietà
sapendo che non mi avrebbe chiamato.
3. Il mio numero è stato il tentativo di conoscere, lanciato in un
biglietto dal treno, sillabato attraverso il vento da un motorino in
corsa, inciso sul retro di un programma d’opera… l’ancora di
salvataggio per cuori disperati che pensano di essersi riconosciuti…
Adesso ci penso e vi aggiungerò altre categorie!
Stavolta e' una donna. Una vera m... ma no, mi contengo nel linguaggio.
Anni fa io ero una piccina di cui si era innamorato un ragazzo di 10
anni piu' grande. Lui era fidanzato con una tipa che ho conosciuto
perche' lei, subodorato che lui fosse innamorato di me, mi invito' al
loro fidanzamento ufficiale. Io, che non sapevo niente di loro, mi misi
a ridere. Il tutto mi sembrava cosi' meschino da parte sua (cioe' il
non dirmi di lei, manco stessimo insieme io e lui! Non ci eravamo
nemmeno baciati ma mi corteggiava senza respiro). Orbene, sebbene
frequentassimo "ambienti simili" non ci siamo quasi mai piu' viste io e
lei. E poi io ho vissuto anni e anni e anni e anni e anni ehhhhh (come
direbbe
uomodellastrada, che non e' il primo che capita ma e' proprio un blog) all'estero.
L'altra sera la vedo a una festa. Sorrido e le tendo la mano. Le fa
l'arcigna (cosa che le viene bene visto che e' una strega) e mi guarda
diffidente, senza muoversi.
Spiego chi sono e aggiungo: "E' un secolo che non ci vediamo! Del resto, sono stata molti anni fuori"
E lei: "Non mi pare che anche quando eri in Italia ci vedessimo"
Sono io che sento sempre le stesse cose? Gli altri insistono che queste
risposte a una domanda (fornitemi da piu' persone) sono diverse... a me
sembrano la stessa risposta. Sara' un'interferenza radio? Per la serie
EGOISTI II -Il ritorno- ecco qui.
Domanda: Perche' non ti sei fatto piu' senire dopo dichiarazioni di amore eterno?
a) Scusa, faccio air-boxing ogni sera e sono molto stanco
b) Se ti chiamassi tutte le volte che ti penso interferirei con il tuo lavoro creativo
c) Scusa, sono un po' "out of reach" ultimamente
d) Ma se sei tu che non ti sei fatta sentire?
e) Ti ho scritto, non ti e' arrivato il mio sms?
f) Il cellulare si spegne appena cerco di inviare un messaggio. Strano, no?
g) Pero' ti penso sempre...
h) Sono stato fuori citta' negli ultimi, ehm, mesi
i) Sono in missione in Iraq
A grande richiesta (ma di chi? Boh, qua nessuno me chiede gnente...) torna la rubrica Puro succo d'egoista®!!

e non fate cosi'! Questa e' davvero buona... Allora. Questa puntata si intitola
Il ladro di emozioni
"Sei straordinaria, unica, meravigliosa!"
"Ma no... io sono solo me stessa..."
"No, no! Sei veramente una persona speciale. Non ho mai incontrato
nessuna come te. Mi fai sentire bene, mi fai desiderare di averti
sempre con me..."
"Dai, smettila! Ci conosciamo da poco, tu non sai tante cose..."
"Ma non mi serve! Non riesco nemmeno a respirare senza pensarti. Hai
riempito la mia vita. Ti prego, ti prego, stai con me, illumina la mia
vita!"
"Non saprei... mi sento cosi' confusa... e felice. Non credevo che tu
provassi tutte queste cos... ehi? Dove sei finito? Ehi?... Dove sei
andato?
..."
Un altro egoista per i vostri palati.
E' quello che vi ama, e vi fa aspettare (scusa m'ero dimenticato); che
vi adorano ma vi fanno impazzire (sono fatto cosi', che ci posso
fare?); quelli che farebbero di tutto per voi ma stasera c'e' la
partita...
La frase chiave e' la seguente:
"tu sei splendida, come faccio a competere?'
Vi suggerisco la risposta: "non sono io a essere stupenda, sei tu che fai schifo."
Egocentrismo pubico/pudico
Ambientazione: baretto romano a Campo de' Fiori. Tutt'intorno
squinziette con cosce su cui colavano sguardi lubrici di maschietti che
ridevano tra loro con i denti ben in vista.
Primo piano del mio volto annoiato, seduta al tavolino con un amico
posato, intelligente, sempre elegante e un'amica affascinante e
smemorata. Una Marylin senza un Howard Hawks che la magnifichi.
Con un felino scatto del collo allontano lo sguardo dal venditore di
rose che avrebbe messo in serie ambasce il nostro cavaliere e mi
rivolgo direttamente a lui:
"Basta essere chiare, no? Se provochi un uomo, ti strusci e gli metti
due metri di lingua in gola, poi devi capire che quello ti vuole
trombare nella sua Fiat Kia parcheggiata li' vicino."
L'amico e' perplesso, quasi spaventato. Stavano parlando di
arrangiamenti floreali ai matrimoni lui e l'altra amica. Mi guardano,
al rallentatore e prendono tempo.
Lui poi riacquista il suo aplomb e dice, candido: "Dovresti saperlo che
a noi uomini piacciono le donne che fanno un po' le troie e poi non ce
la danno..."
La piazza si e' improvvisamente rabbuiata. Le ragazze hanno messo le
mani sui fianchi e si sono girate verso di lui come pescivendole
imbestialite. Gli uomini hanno tossicchiato mentre smettevano di ridere
ritirando la dentatura nell'apposito ricettacolo di cui la natura li
aveva dotati. Persino Giordano Bruno di e' calato il cappuccio sulle
spalle e ha voltato la testa. Ho sentito, distintamente, una pernacchia
generale.
Poi ho scosso la testa e niente era mutato. Gli uomini nitrivano, le
donne divaricavano le caviglie sui loro trampoli alla Almodovar e il
mio amico, raggiante, ammiccava verso la mia amica che sorrideva.
Sono stata assalita da un vero moto di terrore, come fossi precipitata in un film horror.
Questo egocentrismo e' tra i piu' infidi, perche' ben mascherato da perbenismo. Che dolore.