A saper fare il calcolo delle lune e delle maree, verrebbe da
riflettere. Tanti i dati e i numeri, cifre tonde e dispari su lati
diversi di fogli quadrettati; i fori dei punti, la schiena curva delle
parentesi. Ad ogni passo di questi mesi, e rilevando ogni levarsi e
cadere nei giorni del sole, l'alternarsi obliquo e inutile di stagioni,
ci sarebbe davvero da tirare le fila, o almeno le somme. Lo scurirsi
del cielo dalla finestra, il passaggio dell'ombra sul cemento qui
fuori, crepa per crepa, soglia dopo soglia, ha contato i minuti e ha
svolto la sua storia mentre tenevo le spalle voltate. Quando guardo
adesso girando la testa, ritrovo un mondo geometrico. Sibillino di
forme che non svelano segreti.
Eppure anche io lo so, 28 mesi: li ho contati a modo mio. E come gli
stucchi e le antenne del palazzo di fronte che mi ha guardato fino ad
ora, anche io non so dirgli il mistero di questo tempo trascorso. Io e lui ci
guardiamo soltanto, a tratti sollevando un sopracciglio.