Science fiction for dummies
Inauguro la nuova rubrica dedicata alla fantascienza e vi presento il primo personaggio. Buon viaggio.
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La memoria immortale
Solo dopo aver chiuso la porta riconobbi dove mi trovavo. Mi capita
spesso di non riconoscere il mio appartamento a luci spente. A volte
addirittura non lo riconosco nemmeno quando le ho accese. Per un attimo
mi sento spaesato, con uno spiacevole senso di déjà vu, di quotidiano
con un che di inaspettato, o forse solo fuori posto. Non mi piace
sentirmi prigioniero della memoria e tornare a casa mi dà quasi sempre
la sensazione di non saper mettere in ordine i miei ricordi più ovvii:
dove si trova l’apprendìmetro, cosa ho lasciato sul buoniario l’ultima
volta, dove avevo messo il pivotale…
Marina, la donna con cui dividevo la casa e la vita, invece, amava
trasformare il nostro appartamento ogni minuto. Non era mai soddisfatta
della posizione degli oggetti, della disposizione delle luci, nemmeno
del colore delle tende. Del resto lo sapevo e me lo aspettavo che
agisse così. Avevo studiato anche io a scuola! Eppure sembrava ancora
tanto strano sperimentare nella vita reale quello che avevo imparato
astrattamente.
Marina è una Biutella, e ovviamente ha una personalità instabile, una
nevrosi costante che la spinge a trovare sollievo nel continuo
mutamento delle conoscenze, degli interessi e persino della
disposizione degli oggetti. Quest’ultima doveva essere una di quelle
cose che sul libro di testo sono scritte più in piccolo, in margine
alla pagina sotto la dicitura: approfondimenti. Roba che nessuno legge
e che il professore non chiede mai. Ricordarsi le caratteristiche dei
75 tipi di cromoluminari era già una parola, senza contare tutti i loro
sottogruppi: i Mutevoli, gli Asclepiadi, le Zorbe… ricordo, tutte
femmine e sterili.
Ma sto divagando, ed è anche normale, essendo io un Vagolato. Mi
piaceva leggere e rileggere a scuola le poche righe che definivano il
mio sottogruppo: “Originariamente esclusi dalle antiche società, per
loro scelta, per forza delle contingenze o per entrambi i motivi, i
Vagolati sono sempre stati in gruppi isolati, spesso senza nemmeno
formare gruppo tra di loro, ma rimanendo chiusi ognuno nella loro
dimensione personale che non gli faceva riconoscere facilmente nemmeno
gli appartenenti al loro stesso sottogruppo. In seguito, attraverso
incroci con i Forzati, l’unico altro sottogruppo che accettasse di
accoppiarsi con loro, si sono stabilizzati, imponendo l’estinzione
quasi totale dei Forzati, dotati di caratteristiche genotomiche non
dominanti, ed essi hanno acquistato la stabile forma che conosciamo
ora. Imprecisi ma profondi nell’analisi dei loro simili, sensibili fino
all’istinto di autodistruzione ma anche distratti al punto di causare
grandi mutamenti, come appunto l’estinzione di un’intero sottogruppo,
senza nemmeno accorgersene, forti nelle loro menti eppure tormentati da
manie persecutorie che impediscono loro di prendere una posizione
stabile nella vita. Dei Vagolati non si sa molto di più, anche perché
nessuno di loro ha mai compilato un manuale descrittivo del loro
sottogruppo. Sono rimasti numerevoli appunti, abbozzi, tentativi mai
però portati a compimento.”
Non mi diceva molto e mi faceva sempre pensare che ci fosse una
tendenza denigratoria, una sorta di antipatia diffusa verso il mio
sottogruppo, del resto abbastanza esiguo, da parte degli altri
sottogruppi. Almeno nella categoria dei cromoluminari. Degli Integri
non si sapeva quasi nulla, se non leggende che li ritraevano come la
sintesi di tutte le nostre parcellizzazioni.
Io non ne ho mai visto nessuno, né conosco nessuno che ne abbia visti.
Vivono in tutt’altra traslazione del resto e sarebbe comunque
impossibile incontrarli se non attraverso i macchinari del Cerchio
Cromatico, che sono costosi e ancora sperimentali.